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Nasce il Gruppo Giovani Lgbt+ Faenza

  • Camilla Casadio
  • 21 nov 2017
  • Tempo di lettura: 6 min

William Donati e Mira Pantera sono due studenti del liceo artistico Torricelli-Ballardini con sogni diversi, ma con un obiettivo in comune: squarciare il velo di Maya che ingloba la realtà faentina quando si parla dell’universo Lgbt+. Faenza ha sempre rappresentato il fanalino di coda della Romagna in queste tematiche, complice anche l’antica democristianità delle sue amministrazioni comunali. Negli ultimi cinque anni la città è salita spesso agli onori della cronaca locale e nazionale a causa di alcuni episodi d’intolleranza. Un episodio in particolare, del quale si è resa partecipe anche l’amministrazione comunale, causò notevole imbarazzo all’interno della maggioranza di centro-sinistra. Tre anni fa in Consiglio Comunale venne proposto dall’opposizione di centro-destra un ordine del giorno denominato “Valorizzazione e sostegno alla famiglia naturale”. Il documento ribadiva con forza l’esclusività della famiglia, degna di essere riconosciuta come tale solo se composta da un uomo e da una donna sposati e con prole. L’atto, fortemente discriminatorio, passò (15 dicembre 2014) grazie al sindaco, al presidente del Consiglio comunale e ad alcuni consiglieri di maggioranza che tesero gentilmente la mano al centro-destra. La cittadinanza espresse fermo disappunto verso il provvedimento e nell’arco di una settimana la giunta approvò un documento riparatore che prendeva le distanze da quello precedente. Questo è solo uno dei tanti motivi per i quali l’iniziativa di William e Mira è da incoraggiare e da rispettare. L’auspicio è che anche grazie all’azione di questo gruppo Faenza diventi finalmente una città in cui ognuno è libero di essere sé stesso, senza il timore di essere giudicato per il proprio orientamento sessuale.

Cosa vi ha spinti a creare un gruppo che parlasse del mondo Lgbt+?

William: É stato un episodio. Prima della cogestione scolastica era stato proposto dall’organo studentesco del liceo Torricelli - Ballardini un laboratorio educativo in collaborazione con il Cassero Lgbt center (comitato provinciale Arcigay di Bologna), il cui tema era l’educazione alle differenze. Il progetto ebbe da subito un iter travagliato perché quando si trattò di approvarlo, già all’interno del collegio docenti si levarono alcune voci critiche. Tuttavia, l’iniziativa venne completamente inquinata in Consiglio d’Istituto, dove si decretò che il laboratorio si sarebbe tenuto solo in presenza di una controparte. Quest’ultima venne individuata nella figura di Giorgio Ponte, scrittore dichiaratamente gay, con un passato da professore di religione e convinto sostenitore dei percorsi riparativi all’omosessualità. Io ne venni a conoscenza dopo aver partecipato al laboratorio e nel pomeriggio scrissi un post di condanna su Facebook che venne successivamente ripreso dalla stampa locale e non solo. Questo episodio mi fece maturare la convinzione che servisse un luogo d’incontro che trattasse di queste tematiche, data anche la larga partecipazione che aveva avuto il progetto del Cassero Lgbt center all’interno del contesto scolastico.

Qual è l’obiettivo che si prefigge il Gruppo Giovani Lgbt+ di Faenza?

William: Si tratta di un gruppo extrascolastico aperto a tutti coloro che sono interessati a tematiche che ruotano attorno al mondo Lgbt+, ovvero tutto ciò che non è eterosessualità poiché qualsiasi cosa diversa dall’eterosessualità non riesce a trovare spazio nelle ore mattutine scolastiche, se non in qualche cenno fatto da alcuni professori per mero interesse personale.

Mira: Purtroppo spesso questi temi non trovano spazio nemmeno all’interno del nucleo familiare, sicché abbiamo pensato a questo gruppo come ad un luogo sicuro dove i ragazzi possano confrontarsi tra di loro e dove possano anche conoscere meglio sé stessi.

Quanto è importante il dialogo su questi temi?

Mira: È fondamentale perché una persona tra sé e sé può farsi un’idea, ma questa può cambiare e arricchirsi man mano che ci si confronta con differenti punti di vista. Per di più si viene a conoscenza di altre realtà, magari più piccole rispetto a quelle citate nell’acronimo Lgbt: lesbica, gay, bisessuale e transgender. Infatti, è per questo motivo che nella sigla abbiamo inserito “+”.

William: È molto importante perché quando una persona si fa un’idea, questa è sempre soggettiva, ma dal momento che ci si confronta con altre persone questa, sia che venga confermata o smentita, diviene sempre più oggettiva.

Siete giovani studenti. Secondo voi che ruolo dovrebbe avere la scuola rispetto a queste tematiche?

Mira: L’idea iniziale era di creare un gruppo interno alla scuola, ma alla luce dell’episodio citato poco fa da William abbiamo avuto paura che ci avrebbe potuto limitare perché abbiamo intenzione di invitare esperti in materia. Quindi abbiamo deciso di dare una connotazione extrascolastica al gruppo in modo da poterci sentire più liberi nelle nostre scelte.

William: La legge 107/2015, ovvero l'attuale riforma scolastica meglio conosciuta come “La Buona Scuola”, afferma al comma 16 che “Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche”. Nonostante la legge, a scuola si fatica ancora ad avere un confronto diretto e privo di pregiudizi su queste tematiche.

Quindi a scuola non vi sentite pienamente liberi di vivere serenamente il vostro orientamento sessuale o anche semplicemente di parlare di tematiche Lgbt+?

William: Diciamo che non è molto libero il confronto perché il preside è il primo a rivendicarne la necessità, ma quando si tratta di organizzare un dibattito le parti vengono scelte dall’alto, dimenticando che la scuola non è fatta da pochi che decidono su molti, bensì dagli studenti che hanno una loro voce ugualmente degna di essere ascoltata e al pari di quella dei professori.

Mira: L’ostruzionismo messo in pratica ogni volta che si cerca di parlare di questi temi non riguarda solo i docenti, bensì anche gli studenti. Infatti, quando William propose il progetto in collaborazione con il Cassero Lgbt center, si scontrò anche con due dei quattro rappresentanti degli studenti dello scorso anno. Inoltre, quando qualcuno chiede di parlare di queste tematiche la richiesta viene puntualmente ignorata dai rappresentanti d'Istituto.

In base al vostro vivere quotidiano Faenza è una città inclusiva o omofoba?

William: Io sono stato vittima di un episodio di omofobia a fine agosto che ha avuto eco sulla stampa locale e nazionale. Faenza ha dato una risposta positiva all’accaduto nel senso che molti hanno espresso la loro solidarietà nei miei confronti e non sono mancate prese di posizione nette e di condanna. Tuttavia, penso che la mia città si trovi ancora in uno stato di immobilismo e neutralità su questi temi. L’impressione è che ci si sbilanci solo quando succede qualcosa di grave in cui molti esprimono una posizione comune, altrimenti si tace o ci si lamenta che non ci sono gli spazi adeguati per parlarne. Ecco perché abbiamo creato il gruppo.

Mira: Io vivo a Faenza da 17 anni, ma essendo all’interno di una classe di pendolari non frequento persone di Faenza a parte William. Infatti, non vivo in maniera drammatica la realtà faentina anche perché ho la fortuna di vivere una famiglia molto aperta.

Infine veniamo alla politica. Il 5 giugno 2016, con un ritardo clamoroso dell’Italia rispetto al resto d’Europa, è entrata in vigore la legge Cirinnà, ovvero la legge che disciplina le unioni civili tra coppie dello stesso sesso nel nostro paese. Secondo voi rappresenta un passo avanti oppure si poteva fare di più?

William: Quest’estate è stata definita dalla stampa l’estate più omofoba di sempre per l’Italia. Ad un anno di distanza dall’approvazione della legge Cirinnà anche chi vi era contrario (cittadini, politici, sindaci che non volevano sposare ecc..) si è dovuto abituare. Questi ultimi hanno vissuto la legge come una forzatura, perciò possiamo parlare di estate incandescente anche a livello omofobo. Tuttavia, noi persone omosessuali abbiamo visto per la prima volta in Italia comparire la parola “omosessualità” all’interno del nostro ordinamento giuridico. Da quel momento ci siamo sentiti molto meno soli, iniziando a percepire per la prima volta la presenza dello Stato. Perciò penso che, al di là delle migliorie giuridiche che si possono ancora fare, sia stata una legge che ha avuto un riflesso culturale importantissimo nel nostro paese.

Mira: Riconosco l’importanza che ha avuto e che ha tuttora l’approvazione della legge Cirinnà sulla società italiana, ma mi chiedo il perché non sia ancora stata approvata una legge sull’omotransfobia. In fin dei conti, due persone omosessuali possono unirsi civilmente, ma non c’è ancora nessuna legge che li protegga da un episodio di violenza verbale e fisica motivata dall’omotransfobia. Anche se sono convinto che il cambiamento debba avvenire in maniera graduale perché solo con l’approvazione delle unioni civili abbiamo vissuto un’estate molto difficile, quindi temo che se la legge avesse incluso anche la stepchild adoption le reazioni sarebbero state ancora più dure da parte di una fetta della società.

Concludiamo in bellezza con un saluto a Mario Adinolfi.

Mira: (Ride) Non frequento molto Mario.

William: (Ride) La visibilità che gli viene data con le sue scemenze non lo ripaga poi in cabina elettorale.

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